L'Aquila zona 2 della classificazione sismica

Terremoto: 14 anni dopo, L’Aquila è ancora in zona sismica 2

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Da non crederci: nonostante tutto, nonostante tutti, nonostante profluvi di parole, post, articoli, governi, elezioni, dibattiti convegni e non so cos’altro, L’Aquila è classificata ancora nella zona sismica 2, aggiornamento al 31 dicembre 2022.

Mi è venuta la curiosità di controllare, dopo la terribile catastrofe umanitaria avvenuta tra Turchia e Siria, la cui dimensione al momento non è ancora definita e chiara. Dopo le tante parole lette e ascoltate anche qui in città.

Pensando che ormai, 14 anni dopo il terremoto che ha colpito L’Aquila e altri 55 comuni della provincia e qualcuno delle altre province abruzzesi, dopo tante ordinanze e succedersi di normative la mappa della classificazione delle zone sismiche nazionali sarebbe stata finalmente aggiornata.

Classificazione sismica al 31 dicembre 2022: L’Aquila in zona 2

Non riesco a credere ai miei occhi, guardando la mappa della classificazione sismica, pubblicata sul sito del Governo, Dipartimento di Protezione Civile nazionale. Mappa relativa al recepimento da parte di Regioni e Province autonome delle OPCM (ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri) nn.3274/2003 e 3519/2006.

Gli aggiornamenti vanno dal più vecchio del 2002 (Campania) ai più recenti del 2022 (Marche e Sicilia). L’aggiornamento dell’Atto di recepimento da parte della Regione Abruzzo è sempre quello della DGR n.438/2005.

A occhio era più o meno chiaro dai colori della mappa. Poi la conferma della classificazione completa dei dati: L’Aquila, zona 2.

Dai dati relativi a tutti i Comuni d’Italia, quelli della provincia dell’Aquila sono i 108 Comuni divisi tra zona 1 (55: tra questi Avezzano, Celano, Montereale, Pescasseroli, Pescina, Pizzoli, Pratola Peligna, Sulmona e Tornimparte) e zona 2 (53: tra questi L’Aquila, Campotosto, Carsoli, Lucoli, Navelli, Rocca di Mezzo, Tagliacozzo).

Le zone sismiche: da 1 a 4

L’OPCM n. 3274 del 20 marzo 2003 (Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2003) – si legge sul sito del DPC – detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 – “Testo Unico delle Norme per l’Edilizia”), hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale:

Zona 1 – E’ la zona più pericolosa. La probabilità che capiti un forte terremoto è alta;

Zona 2 – Quella in cui forti terremoti sono possibili;

Zona 3 – Qui i forti terremoti sono meno probabili rispetto alla zona 1 e 2;

Zona 4 – La meno pericolosa: la probabilità che capiti un terremoto è molto bassa.

Di fatto, sparisce il territorio “non classificato”, e viene introdotta la zona 4, nella quale è facoltà delle Regioni prescrivere l’obbligo della progettazione antisismica. A ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia (zona 1=0.35 g, zona 2=0.25 g. zona 3=0.15 g, zona 4=0.05 g).

Dopo tante parole chi si preoccupa di questo?

Alla luce dei tanti commenti, anche di questi giorni, che ricordano e accostano alla sciagura aquilana, chi si preoccupa che siamo ancora in zona 2, insieme ad altri comuni colpiti per altro nel 2016 e 2017? E chi se ne occupa, soprattutto? Va sempre tutto bene?

Ecco, anziché piangere dopo (sotto il profilo delle catastrofi è sempre il dopo, mai il prima) sarebbe opportuno che tante parole, soprattutto di chi nella politica ha ruoli di governo, o comunque parlamentari; di amministrazione dei territori, di maggioranza e opposizione, regionali e comunali si pronunciassero meno e si scrivessero di più in concreti atti normativi e amministrativi.

Perché va bene la commozione, ma serve la prevenzione. E oggi, sotto questo profilo, siamo tutti commossi, ma siamo ancora tutti in zona 2.

Parliamo di questo, magari.

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