tagli alla cultura museo

Tagli alla Cultura e mancanza di progettualità. ll declino culturale in Italia

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Tagli e contraddizioni: Il paradosso della cultura italiana

Tagli alla cultura – Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, celebra l’Italia come la “prima superpotenza culturale del pianeta” mentre taglia fondi cruciali al settore culturale. Nonostante gli incassi museali record, l’Eurostat rivela che l’Italia è terzultima in Europa per la spesa in servizi culturali, con appena lo 0,3% del PIL destinato a questo settore.

L’ultima legge di bilancio elimina infatti 297 milioni di euro al settore culturale rispetto al 2023. Un’emorragia iniziata già dal 2009, quando l’Italia ha raggiunto il picco della spesa culturale con 5 miliardi e 700 milioni.

Tagli alla cultura: impatto sui settori dello spettacolo e dell’editoria

La spesa del Ministero della Cultura è scesa da 5,7 miliardi di euro nel 2009 a 3,5 miliardi nel 2024, con ulteriori tagli previsti. Questa diminuzione influisce soprattutto su spettacoli dal vivo e editoria, con 43 milioni di euro tolti al Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo e 50 milioni in meno per gli spettacoli dal vivo. Mentre il patrimonio archeologico ottiene fondi, la cultura contemporanea soffre, evidenziando una tendenza a privilegiare la redditività economica del patrimonio artistico.

Turismo al centro, Cultura in secondo piano

La strategia governativa enfatizza l’attrattività turistica, riflettendo un’attenzione selettiva verso il patrimonio artistico. Tuttavia, l’incremento dei visitatori e degli incassi nei musei non si traduce in un aumento significativo della partecipazione culturale della popolazione. La mancanza di progettualità evidenzia una carenza di idee, lasciando l’Italia in una posizione non competitiva rispetto ad altre nazioni.

L’Italia, pur vantando incassi museali record, si trova ad affrontare una crisi nel settore culturale a causa di tagli e mancanza di progettualità.

Pubblico-Privato e concessioni: un nuovo paradigma per la cultura italiana

Il Partenariato Speciale Pubblico-Privato (Pspp) si presenta come un’alternativa di successo nel panorama culturale italiano, evidenziato dal caso del Monastero del Carmine a Bergamo, risalente alla seconda metà del 1300. Rimasto inutilizzato fino al 1996, il Teatro Tascabile di Bergamo ha intrapreso nel 2018 un Pspp con il Comune di Bergamo, trasformando il monastero in un centro culturale vitale. La struttura ora ospita il Teatro Tascabile, una biblioteca, un atelier e una foresteria.

Il Pspp emerge come un efficace mezzo per mitigare la cronica mancanza di fondi nel settore culturale. Tuttavia, si evidenzia un importante rischio: la possibilità che il Pspp consenta allo Stato di delegare la progettazione culturale ad altri, esternalizzando la responsabilità e minando l’autenticità e la creatività dell’intervento.

L’approccio italiano al problema dei finanziamenti per la cultura si è evoluto nel corso degli anni. Nel 2014, sono stati istituiti 40 “musei autonomi” con decisioni indipendenti dal Ministero, numero successivamente incrementato a 60 da Sangiuliano nel 2023. La trasformazione dei grandi musei in “piccole aziende” con autonomia scientifica, finanziaria e organizzativa solleva tuttavia domande critiche. Il Ministero assume la responsabilità di stipendi e personale, ma c’è il rischio che i musei diventino sempre più orientati al profitto anziché garantire un servizio pubblico.

La proposta alternativa avanzata dal Museo Egizio durante le audizioni per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) suggerisce una visione più ampia degli istituti museali. Invita a considerarli non solo come luoghi di passaggio per i visitatori, ma come il cuore pulsante di una rete culturale più estesa. Il Museo sottolinea l’importanza della formazione e della ricerca come pilastri fondamentali per aumentare la partecipazione culturale, creando sinergie positive tra istituti culturali, università e scuole.

Tuttavia, emerge la necessità di una progettazione culturale più mirata, superando l’approccio assistenzialistico. Il patrimonio culturale, secondo il Museo Egizio, coinvolge tutti gli attori del settore – istituti culturali, biblioteche, cinema, teatri, università, scuole – in una collaborazione sinergica. Solo attraverso questa integrazione virtuosa l’Italia potrebbe aspirare a essere più di un parco archeologico a cielo aperto, con visitatori che comprendono appieno il patrimonio di cui godono. In conclusione, mentre il Pspp si configura come un’opzione promettente, l’Italia deve bilanciare la ricerca di fondi con una visione a lungo termine che promuova l’autenticità culturale e coinvolga attivamente la comunità.

La contraddizione tra il riconoscimento internazionale del patrimonio artistico e la carenza di investimenti nella cultura contemporanea è un segnale allarmante. È imperativo ripensare la politica culturale, enfatizzando la partecipazione culturale della comunità e investendo in progetti innovativi. Altrimenti, l’Italia rischia di diventare un parco archeologico senza una cultura vibrante e partecipativa.