orwell 2.0

‘Orwell 2.0’- il lato oscuro del progresso, un docu film

Cult

A 70 anni dalla scomparsa di George Orwell, avvenuta il 21 gennaio 1950, un esclusivo film documentario mostra l’attualità del pensiero del visionario autore di ‘1984’ e de ‘La fattoria degli animali’ su temi come privacy, comunicazione di massa, controllo dell’individuo e sviluppo tecnologico. E’ ‘Orwell 2.0 – Il lato oscuro del progresso’, scritto da Anna Migotto che firma anche la regia con Sabina Bologna, andato in onda sabato 28 novembre alle 21.10 in prima visione tv su laF (Sky 135, on Demand su Sky e su Sky Go).

La straordinaria capacità di analisi e la vita del celebre autore di “1984” e “La fattoria degli animali” sono al centro di Orwell 2.0 – Il lato oscuro del progresso.

Realizzato da 3D Produzioni ed Effe Tv per laF, il documentario ripercorre le tappe biografiche e le opere più importanti del grande giornalista e scrittore britannico con un inedito spaccato privato della sua vita e della sua eclettica personalità, nei giorni in cui l’attuale pandemia e il lockdown hanno riportato di nuovo al centro del dibattito il termine “orwelliano”.

1984” venne alla luce 6 mesi prima della morte di Orwell lasciando in eredità in tutte le sue opere la critica verso il totalitarismo e il sopruso politico, come il nazifascismo, il comunismo sovietico, il franchismo, il colonialismo britannico, tanto da essere definito il maggior scrittore politico del Novecento.

Nel film documentario, con la testimonianza del loro figlio adottivo Richard Horatio Blair, l’attrice Elena Russo Arman interpreta la prima moglie dello scrittore Eileen O’Shaughnessy. “Era un padre molto umano, era felice di farmi il bagno, cambiarmi, darmi da mangiare. La gente pensava fosse austero e poco divertente, in realtà era il contrario: mio padre era un uomo estremamente complesso, e molto amorevole. Io, il figlio ordinario di un uomo straordinario, in termini di intelletto, di enorme potere di osservazione, di chiarezza di pensiero”. Così lo descrive Richard Horatio Blair, che aggiunge: “Aveva la capacità di discutere, non accettava ciò che leggeva o vedeva senza fare domande. Voleva capire le ragioni per cui le cose accadevano”.

L’interrogazione sul potere, la spersonalizzazione e l’omologazione degli individui, il controllo e la privacy, la sorveglianzal’onnipresenza delle telecamere, il furto dei datil’impoverimento e la distorsione del linguaggio, ossia il bispensiero, come grande questione politica: il mondo distopico che Orwell ha immaginato 70 anni fa in “1984” ha anticipato molti problemi del nostro presente; non a caso il romanzo, uno dei più importanti del Novecento, torna regolarmente nelle classifiche di vendita: nel 2000 con la nascita del Grande Fratello, nel 2013 dopo lo scandalo delle rivelazioni di Edward Snowden sulle intercettazioni della Agenzia Nazionale della Sicurezza americana, nel 2017 dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, mentre l’attuale pandemia e il lockdown hanno riportato di nuovo al centro del dibattito il termine “orwelliano”.

Arricchiscono la narrazione numerosi contributi di critici letterari, scrittori, filosofi, politologi, funzionari di intelligence ed esperti di privacy e cyber-sicurezza, come Antonio Scurati, Tommaso Pincio, Filippo La Porta, Bernardo Valli, Michael Attenborough, il suo biografo David John Taylor, Carola Frediani, Walter Quattrociocchi, Danilo Benedetti e i suoi traduttori italiani, Stefano Manferlotti e Nicola Gardini.

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