PERDERSI IN RETE

Perdersi in Rete. Una guida pratica e gratuita per persone curiose

Cult

Perdersi in rete di Rocco Rossitto è un elenco raccontato di luoghi su internet che smuovono la curiosità e provano a farci uscire dalla “bolla” che abitiamo ormai comodamente e da quelle “camere di risonanza” in cui ci piace ascoltare solo ciò che già conosciamo.

Non una classifica, ma una selezione molto personale e fallibile, volutamente incompleta, per aprire più parentesi possibili divagando da un sito all’altro.

In inglese si chiama serendipity, ovvero serendipità: il piacere della scoperta casuale.

E questa è una guida per sperimentarla.

Scrive lo scrittore com’è fatta:

  • 119 luoghi in cui la rete a cui è dedicata una scheda di circa 800-1000 battute spazi inclusi: “Senza una Bussola, senza una Mappa”;
  • nasce dal lavoro della newsletter Una cosa al giorno: il prossimo marzo saranno dieci anni e serve festeggiare;
  • 134 luoghi “veloci” che compongono il capitolo “Playlist”: titolo, un paio di righe al massimo di testo, tra le 100 e le 300 battute spazi inclusi;
  • 3 testi introduttivi scritti da Mafe de Baggis (Smettere di fare fatica) e Simone Sbarbati (Una guardia di pattuglia a protezione dell’ineffabile) e da me (Siamo ancora capace di perderci in Rete?);
  • 1 copertina illustrata da Francesco Poroli e questo che vedi sotto è il primo bozzetto;
  • 8 pagine tecniche: il fronte spazio, il colophon, la dedica, il disclaimer, l’indice, l’esergo, i ringraziamenti, il non finisce qui.

Perdersi in rete:

Questi due passaggi di quanto scritto da Mafe de Baggis e Simone Sbarbati nei loro testi introduttivi:

La rete, come racconto da anni, non è più una ragnatela: si è sciolta. È una cascata, un fiume, un lago, un mare. Può essere vorticosa, energizzante, stagnante, limpida, torbida, inquinata, profonda e paludosa. Tutto, ma non ferma. Possiamo lasciarci trascinare, volendo. Possiamo rallentare, sospendere il giudizio ed esplorarla, esattamente come faremmo con una terra che ancora non conosciamo. Con un’acqua che ancora non conosciamo. Bevimi, c’è scritto sulla bottiglia che trova Alice dopo essere caduta nella tana del Bianconiglio. 

Mafe

È in questo errare — nel doppio (che poi doppio non è) significato di vagare e di sbagliare — che sento di abitare la dimensione che più mi appartiene, quella del flâneur, del ramingo che si sposta sopra la mappa senza tuttavia aprirla mai, la mappa, con l’intimo desiderio di violarne i confini, di uscire dal tracciato, di trovare la porta per l’altrove.

Questo sia nel mondo “fisico” (IRL, per usare l’acronimo che si adopera sui social) sia — soprattutto — la rete: in quello spazio vastissimo che ci hanno insegnato essere potenzialmente illimitato ma che la maggior parte di noi si limita a frequentare rimanendo al chiuso di poche, gigantesche piattaforme (mi riferisco ovviamente ai social network, costruiti specificamente per farci restare il più a lungo possibile. Vagando, sì, ma sempre dentro ai confini).

Simone

Per scaricarla gratis vlicca: https://bit.ly/45O0n5E

Perdersi in rete internet e inquinamento