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Energia, metano: il settore perde gas quanto quello russo importato

Scienza e ambiente

Nonostante la crisi energetica, le emissioni di metano rilasciate dall’industria dei combustibili fossili non hanno subito il calo sperato. Si sono registrate riduzioni ma troppo piccole e lente per dare un contributo significativo alla questione climatica. Eppure,  intervenire a questo livello è una delle soluzioni più economiche e semplici per limitare il riscaldamento globale a breve termine. Lo ricorda oggi l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) pubblicando le nuove stime del Global Methane Tracker 2023. Di cosa si tratta? Dello strumento online che monitora le emissioni delle operazioni petrolifere (e non solo), incorporando anche dati provenienti dalla letteratura scientifica, dalle campagne di misurazione e dai satelliti.

Un fallimento da 135 milioni di tonnellate

Il nuovo aggiornamento mostra un quadro chiaro: nel 2022 le emissioni di metano (CH4) rilasciate in atmosfera dall’industria energetica hanno toccato le 135 milioni di tonnellate, un valore di poco sotto a quello 2019. E in leggero aumento rispetto alla quantità del 2021.

Nel dettaglio le attività relative a carbone, petrolio e gas naturale sono responsabili ciascuna di circa 40 milioni di tonnellate di emissioni e quasi 5 milioni di perdite legate alle apparecchiature di uso finale.

“L’esplosione del gasdotto Nord Stream lo scorso anno ha rilasciato un’enorme quantità di metano nell’atmosfera”, ha spiegato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’AIE. “Ma le normali operazioni di petrolio e gas in tutto il mondo rilasciano ogni giorno la stessa quantità di metano dell’esplosione del Nord Stream“.

Altri 10 milioni circa derivano invece dalla combustione incompleta di bioenergia.

Dalle perdite di metano, abbastanza gas per rimpiazzare tutto l’import dalla Russia

Eppure il comparto fossile potrebbe tagliarle del 75% già oggi, impiegando tecnologie esistenti, spendendo meno del 3% del reddito maturato nel 2022. “Non ci sono scuse”, ha affermato Birol. L’arresto di tutti i flaring e lo sfiato non di emergenza è la misura più incisiva che i paesi possono adottare per contenere le emissioni di metano. Dei 260 miliardi di metri cubi di CH4 dispersi nell’atmosfera ogni anno a causa di queste operazioni, almeno tre quarti potrebbero essere conservati e re-immessi sul mercato. Il metano così catturato ammonterebbe a più delle importazioni annuali totali di gas dalla Russia dell’Unione Europea prima dell’invasione dell’Ucraina.

Fonte: Rinnovabili.it

Foto: Depositphoto

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