Greenroom è la risposta di Spotify a Clubhouse con la creazione di stanze in audio
La proposta di chat audio di Spotify si chiama Greenroom ed è disponibile da un paio di giorni sia su iOS che su Android.
Greenroom è un’app stand-alone e nasce sulla base di Locker Room, l’app di audio dal vivo dedicata interamente allo sport.
Greenroom, come funziona e primo contatto
Il primo contatto con Greenroom lascia l’impressione che il cantiere non sia ancora del tutto terminato. Una volta scaricata la versione Android, abbiamo notato subito una certa lentezza nel processo di iscrizione. Ma poi superato via via nella nostra breve e veloce prova.
Essendo un prodotto Spotify i colori sono quelli dell’app di musica in streaming, quindi nero da sfondo con il verde tipico che contorno ed evidenzia i contenuti. La registrazione può essere completata in maniera veloce associando il proprio account Spotify (anche se non è necessario) e questo è un grande punto a favore, tipico delle app stand-alone del resto. Col tempo, si sta studiando un modo per riportare anche gli interessi da Spotify, in modo da realizzare un’esperienza più unitaria tra le due app.
Una volta completata la registrazione, e una volta scelta la griglia di argomenti, si arriva in quella che è la home dell’app, con le “room” attive e quelle che stanno per arrivare. Prima nota: davvero non c’era modo di usare un termine alternativo a room? Già perché già dal nome, l’app di Spotify ricorda molto Clubhouse, nonostante i colori diversi. Un elemento su cui Twitter Spaces, invece, si distingue in qualche modo.
Ovviamente, le prime stanze non potevano che ospitare discussioni per fare considerazioni tra Greenroom e Clubhouse. Le room, come già succede su Clubhouse e Twitter Spaces, mettono in alto l’host e gli speaker. Le stanze possono ospitare fino a 1000 persone e Spotify fa sapere che presto questo limite potrà essere superato. Gli utenti che ascoltano la stanza vengono visualizzate più in basso, anche se poi vi è un modo per visualizzarli sotto forma di lista. Come nelle altre proposte audio, anche su Greenroom l’host ha strumenti per moderare la stanza, quindi silenziare o accettare come speaker un ascoltatore.
Su Greenroom gli ascoltatori possono esprimere il proprio parere positivo delle gemme, una specie di “like”, le stesse che verranno visualizzate all’interno del profilo di chi organizza la stanza. Le gemme indicano quindi il successo dell’utente come host o come speaker, e quindi il successo della stanza. Questo perché anche Spotify sta studiando un modo per remunerare i creator proprio sulla base del successo della stanza. Si tratta ancora un progetto di cui non si conoscono i dettagli, come non si conoscono i margini di guadagno, anche se la modalità di pagamento potrebbe essere quella già vista su Clubhouse o su Twitter.
Greenroom rimane quindi una proposta interessante, da scoprire meglio, nata soprattutto per gli artisti che vogliono entrare in contatto coni propri fans dopo una live session, idea molto interessante. Date le premesse, nasce, tutto sommato, con una forma abbastanza completa, sebbene sia ancora un cantiere aperto e Spotify ha saputo sfruttare bene le potenzialità di Locker Room e girarle a suo favore.
Da sottolineare, come vero elemento distintivo rispetto alle altre proposte in audio, la possibilità di poter chattare tra gli utenti che seguono una stanza, un modo per scambiarsi opinioni rispetto ai temi trattati. Molto interessante.
Del resto, Greenroom non nasce per spodestare Clubhouse, Twitter Spaces o le Live Audio Room di Facebook in arrivo, no. Ormai il settore è già molto frastagliato, composto da tante proposte molto simili tra loro. Il vero obiettivo di Spotify è quello di abilitare una esperienza d’uso tra le due app, Spotify e Greenroom, al fine di unificare gli interessi degli utenti tra le due proposte per poi offrire l’occasione di “incontrarsi” in una room per parlarne. Se ci pensate, era proprio quello che faceva Locker Room con le stanze in cui si discuteva della partita appena conclusa.
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