Covid

Covid, perché l’ondata estiva colpisce così tanto

Scienza e ambiente

Quella già ribattezzata coma l’ondata estiva – la sesta – da Covid-19 sta collezionando numeri impressionanti ed è ovunque. C’è chi appare sorpreso – siamo pur sempre in una torridissima estate e a lungo si è parlato della stagionalità del virus – chi meno, considerando l’allentamento di quasi tutte le misure di controllo alla pandemia e l’elevata contagiosità delle nuove varianti. La pandemia continua a cambiare faccia, e non è facile fotografarla. A Wired ci abbiamo provato elaborando due semplici indicatori per stimare il peso che la nuova ondata sta avendo sugli ospedali, come il rapporto tra ingressi in terapia intensiva e contagi, e decessi su contagi. Come raccontavamo, confronti temporali non è facile farne, perché nel tempo sono cambiate appunto le misure di contenimento al virus, il numero di tamponi, sono arrivati i vaccini e soprattutto è cambiato il virus stesso. E quello che sta guidando la sesta ondata Covid è del tutto diverso da quello che abbiamo conosciuto a inizio pandemia. E questo in buona parte spiega l’attuale impennata dei casi, ma non solo.

Le cause

Ogni giorno che passa dobbiamo riscrivere il confronto tra virus e popolazione, perché cambiano sia gli strumenti a disposizione del primo che della seconda”, spiega Claudio Cricelli, presidente della Simg (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie): “Così al momento ci troviamo in una situazione in cui il virus ha raggiunto una contagiosità elevatissima, superiore a quella del morbillo, e fino a cinquanta volte tanto si stima rispetto a quella del ceppo originario”.

Se da un lato il virus è diventato più contagioso, dall’altro ora ha anche più modo di correre nella popolazione con il sollevamento praticamente di tutte le misure di contenimento Covid non farmacologiche.

E questo ha indebolito anche la capacità dell’aggredito di difendersi, insieme a una serie di fattori, quali in primis lo scemare della protezione immunitaria e il fatto che le vaccinazioni sono avvenute utilizzando prodotti sviluppati contro un virus che ormai non esiste più: “Abbiamo osservato fasi in un cui il virus non era diventato più buono, ma piuttosto aveva a che fare con una popolazione più protetta. Ora siamo in una fase diversa: omicron si è specializzata ed è diventata più infettiva, e al tempo stesso sono ormai più di sei mesi che la popolazione generale ha ricevuto la terza vaccinazione. E ora succederà che parte degli anziani o dei malati più fragili che non hanno ricevuto la quarta dose diventeranno più vulnerabili. Ogni giorno che passa si riscrive questo equilibrio tra aggressore e aggredito, e passiamo fasi in cui le difese messe in campo, dai vaccini alle misure restrittive, alle mascherine, prevalgono, e fasi invece in cui no”. O vengono meno.

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