Draghi lascia il Senato

Out of the Draghi

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Anticipando il prequel della nota serie Game of Thrones, House of the Dragon previsto in uscita tra un mese, la maionese politica italiana è impazzita di nuovo e ieri ha messo la fine al governo di Mario Draghi, nato a metà febbraio 2021. Che, viste le premesse iniziali, con una sorta di all-in con dentro praticamente tutti, lo avevo definito il primo governo fantasy. Oggi invece, parafrasando la serie in uscita, possiamo dire che il parlamento, e la politica in generale (per ora, almeno, poi vedremo), siano Out of the Draghi. A chiusura del cerchio, ci sta.

Le premesse e il programma del governo Draghi

Battute a parte, invece e analizzando sommariamente quello che è successo, si può dire che dal programma su cui ebbe la fiducia c’erano ottime premesse per sperare in un governo di tutto rispetto; o meglio, viste le presenze con luci e ombre, di un’azione di governo di tutto rispetto. E quella fu l’impressione iniziale.

Effettivamente, rispetto alle ragioni per le quali Draghi fu chiamato dal presidente Mattarella, in primis prosecuzione e fine gestione della pandemia e -soprattutto- Pnrr, pare il governo fosse destinato a mantenere le premesse. Questo è successo in particolare sul Pnrr, che stava rischiando di naufragare con il precedente governo Conte (bis), e che effettivamente Draghi cambiò in modo sostanziale, rispetto alla prima versione inviata -da ultimo e per forza- da Conte.

L’azione di governo sempre più debole

Dalle iniziali premesse, però, l’azione del governo è andata scemando e via via perdendo di forza, smalto, forse anche lucidità. Con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, nel mezzo, qualche mese fa, che ha contribuito a fermare in qualche modo l’azione governativa, visto che lo stesso Draghi a un tratto pareva destinato a cambiare Palazzo: da Chigi al Quirinale.

Ma sappiamo come è andata e alla fine i partiti, nella loro totale mancanza di forza e idee, hanno chiesto (e ottenuto) la rielezione di Sergio Mattarella, che per altro aveva già traslocato.

Poi la pandemia, mai del tutto cessata, che anzi ha trovato nuovo vigore e ora è in corso l’ennesima ondata; la guerra ai confini est dell’Europa, la crisi energetica. Sul piano politico, invece, o meglio della politica e dei partiti (cosa ben diversa): la rottura interna ai 5 stelle, guidati da un Conte sempre più inutile e vanesio (e dannoso per il partito-movimento che ha deciso di guidare, male per altro) con Di Maio e altri che si sono messi in proprio, la voce sempre più grossa e fastidiosa della Meloni, il rincorrerla della destra leghista e dei poco moderati di Forza Italia.

Personalmente, il discrimine è stata sempre l’azione climatica o meglio l’inazione climatica, dell’ineffabile Cingolani, Ministro della (non) Transizione ecologica. Quindi molto molto deludente.

Le ragioni della crisi e le prossime elezioni politiche

In sintesi, quindi, che è successo? Per come la vedo io, è successo che Draghi fosse abbastanza stufo, e da tempo, delle pantomime partitiche della sua maggioranza, con Fratelli d’Italia e un manipolo di altri parlamentari all’opposizione a fare sempre da semplici e bravi piazzisti del no e del contro.

Che Conte, non sapendo più che cosa fare per tirare a campare coi 5stelle abbia colto, male e in modo intempestivo, il tempo per sfilarsi dal governo, cercando di recuperare consensi (?) elettorali; che ha aperto una crisi di cui poi è riuscito a perdere le redini (anche di quella) sfilatagli dalle mani da Salvini e Forza Italia. Questi ultimi impegnati a rincorrere Fratelli d’Italia cui hanno concesso una prateria, e infatti è accreditato di essere il primo partito con consensi assestati ad oggi al 23-25%. Capitalizzando tutti i suoi facili no a tutto. Farciti e cucinati da interventi parlamentari e pubblici completamenti vuoti e pieni solo di slogan e luoghi comuni.

Ora che succederà? Succederà quasi certamente che la destra peggiore degli ultimi decenni vincerà le elezioni, con una post (?) fascista al governo. Che se da una parte è giusto che accada: una cosa sono le chiacchiere, altro servirà a governare e dire e fare qualcosa di concreto su tutti i fronti, che non sia lo strepitare querulo e quotidiano; dall’altra sarà una iattura perché farà danni enormi al Paese e alla Nazione. E se ne accorgeranno in molti, troppi, che sarà comunque troppo tardi.

E la sinistra?

Quanto al campo della sinistra, se il cosiddetto centro sinistra, (leggasi PD con ciò che ne rimane dei fuoriusciti-forse rientranti), non ha capito fino ad oggi che più che il campo largo, ha creato il campo santo; se non ha capito fino ad oggi che l’elettorato e soprattutto la contemporaneità chiede e ha bisogno di radicalità, di scelte chiare forti e nette (come hanno insegnato gli esempi europei di Spagna, Francia e Germania) sarà destinato solo ad essere il partito più forte nel campo del sé (e del mah, aggiungo). Personalmente aspetto chi poter votare. E personalmente aspetterò la serietà e la competenza di scelte chiare sull’azione climatica. L’unica questione che racchiude il futuro di lavoro, economia, società e, in sintesi, del futuro nostro e delle prossime generazioni.

Foto: Ansa

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