internet e capitale umano

La terza era del web: Internet e il capitale umano

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Un nuovo modo di pensare alla proprietà sta entrando in collisione con la nuova tecnologia. Siamo sull’orlo della terza era del web. La prima riguardava l’informazione che scorreva liberamente: basta pensare a Google, che ci dava accesso alla conoscenza del mondo. La maggior parte di noi era un consumatore passivo. La seconda era il social web: Facebook, Instagram, Twitter. La gente ha cominciato a creare i suoi contenuti, e questi contenuti sono diventati la linfa vitale delle grandi piattaforme. Siamo diventati partecipanti attivi, ma le piattaforme hanno divorato tutti i profitti.

La promessa di internet era di eliminare le autorità. Invece di aspettare che una casa discografica ti metta sotto contratto, potevi condividere la tua musica su Spotify. Invece di chiedere a un giornale di condividere le tue parole, potevi twittarle. Invece di essere contattato dal dirigente di uno studio di registrazione, potevi diventare uno youtuber. Però queste piattaforme sono diventate le nuove autorità.

La terza epoca del web consiste nel raddrizzare la nave. Il capitale sociale diventa capitale economico. Il valore non si accumula più nelle mani di mediatori e intermediari.

Economie digitali

Cosa significa in pratica? Prendiamo l’industria musicale. Oggi le etichette discografiche trattengono gran parte dei soldi della musica. Agli artisti vanno le briciole, e i fan non ottengono nulla. Ma in questa nuova era del web, tutti possono trarre profitto dalla cultura.

Ognuno di noi ha un amico che ripete sempre di aver conosciuto un certo artista prima ancora che diventasse famoso. Nel caso di Taylor Swift, sono io quell’amico. Ero un suo ammiratore nel periodo precedente al disco Fearless, quando era totalmente country, molto prima che Kanye West la interrompesse sul palco dei Video music award. Ma per come funziona oggi il mondo dei fan, io non sono trattato diversamente dallo spettatore che ha scoperto Swift alla trasmissione Saturday night live qualche settimana fa.

Leggi l’articolo integrale di Rex Woodbury.

Fonte: Internazionale, The Atlantic

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