Giovanni Falcone

Falcone, 30 anni in Capaci

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Sono passati ben 30 anni, a oggi, da quando la Mafia alzò il tiro per colpire il cuore dello Stato, facendo saltare in aria con mezza tonnellata di tritolo un pezzo di autostrada per ammazzare a Capaci, Giovanni Falcone. Insieme a lui, la moglie magistrato Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E meno di due mesi dopo, il 19 luglio, il suo amico e collega Paolo Borsellino.

Da allora, dopo maxi processi, inchieste: piste e depistaggi, pentiti a puntate, servizi e segreti, arresti e stop; 30 anni dopo, lo Stato ancora non è stato capace di svelare agli italiani il perché di quella morte, di quelle morti.

O meglio, non il perché, ma per chi. E con chi. E’ del tutto evidente che per arrivare alla cosiddetta “stagione delle stragi” le famiglie criminali e delinquenti mafiose, e per loro gli esecutori materiali di omicidi di livello così elevato e così importanti, non agirono da sole. Non hanno potuto, non avrebbero potuto, agire da sole, ma con la connivenza, gli intrecci, gli intrighi e gli interessi di apparati deviati dello Stato: servizi e politica, o meglio -pertanto- dell’anti Stato.

Non si arriva al cuore dello Stato senza che qualcuno ne spalanchi -come spalancò- le porte, scambiando beceri interessi personali, per carriere da politicanti, per potere, o -magari- per semplici incapacità a uscire da un circolo vizioso e viziato, fatti di favori e ricatti da cui non si esce mai.

Quali verità, quale Verità

E quindi noi, a tutt’oggi, non siamo in grado di sapere e conoscere la verità, anzi la Verità, ma solo tante mezze verità, infarcite di trenta anni di bugie, di detti e non detti, di racconti smentiti, di versioni diverse e contraddittorie.

Non importa chi è entrato e uscito da quelle inchieste e quei processi. Conta soltanto, oggi, che Giovanni Falcone, non può riposare in pace, senza quella Verità.

Anche perché, a margine, la sua salma è stata separata da quella della moglie: separati anche da morti ammazzati. Ma questa è, invero, un’altra storia; solo un’altra storia, se si vuole, fatta di meschinità post mortem di chi prese quella decisione.

E non basta il ricordo di Falcone e Borsellino, seppur doveroso in mezzo alla memoria e alle immagini in dissolvenza come un film in bianco e nero, posto nell’effigie di una moneta da due euro. Che fa pensare un po’ troppo a una memoria da due soldi, in fondo.

Quel che resta, dopo Capaci, è solo tanta, troppa incapacità di dimostrarsi Stato. Trent’anni dopo.

Foto: Vittoriano Rastelli/Corbis via Getty Images

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