Estradizione negli Usa, Julian Assange potrà fare appello

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La decisione della Corte di Londra sull'estradizione negli Usa

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La Corte di Londra ha emesso la sua decisione finale: Julian Assange potrà presentare appello contro l’estradizione negli USA. I giudici hanno determinato che le accuse contro il giornalista australiano sono discutibili e gli è stata data l’opportunità di presentare appello a maggio. Come riportato dalla moglie di Assange, Stella Assange, la Corte ha riconosciuto che Julian è a rischio di violazioni della propria libertà di espressione e pregiudizi per la propria nazionalità, e c'era il rischio che potesse incorrere in una sentenza di morte se estradato.

Reazioni alla decisione

Al termine del processo, Stella Assange ha espresso la sua indignazione per il fatto che, sebbene siano state apportate garanzie alle autorità statunitensi riguardo alla protezione del primo emendamento e all'evitare la pena di morte, Julian avrebbe dovuto affrontare una situazione del genere. Sottolinea che questa sentenza dimostra come chi lotta per la verità possa essere perseguitato politicamente e che era ingiusto per Assange dover trascorrere un solo giorno in carcere.

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La situazione attuale di Julian Assange

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Attualmente, Julian Assange si trova rinchiuso da cinque anni nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, a Londra, dopo aver trascorso otto anni in esilio nell'ambasciata ecuadoriana. Questo a causa delle rivelazioni fatte da WikiLeaks riguardanti crimini di guerra commessi dagli Stati Uniti e da governi occidentali, nonché l'esposizione di ipocrisie e doppi giochi nelle relazioni politiche internazionali.

Le accuse e le condanne potenziali

Assange è stato oggetto di 18 capi d'accusa, molti dei quali riguardano il Violation of the Espionage Act, legge federale statunitense volta a prevenire interferenze nelle attività militari. Data la sua precaria salute, con una grave condizione depressiva che lo esporrebbe al rischio di suicidio se estradato, Assange non ha potuto partecipare alle udienze, nemmeno tramite collegamento video.

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La mobilitazione per la sua liberazione

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Il caso di Julian Assange ha suscitato una vasta mobilitazione da parte della società civile e delle istituzioni. Anche il Parlamento australiano ha votato a favore del rilascio del giornalista e del suo ritorno in patria. Nonostante queste pressioni, il destino di Assange rimane incerto, con il rischio concreto di una condanna a 175 anni di reclusione in una prigione americana con trattamenti potenzialmente assimilabili alla tortura.

Le reazioni

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Soddisfazione della Federazione Nazionale della Stampa italiana per la decisione dei giudici londinesi favorevole ad Assange.

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Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, si è espressa in merito alla sentenza, che consente al fondatore di WikiLeaks di presentare un nuovo ricorso contro la sua estradizione, così come obbliga le autorità americane a fornire garanzie per i diritti di Assange in caso di estradizione, in particolare l'esclusione del rischio di condanna a morte.

"La Federazione nazionale della Stampa italiana è sempre stata e sempre sarà al fianco di Julian Assange, che rappresenta nel mondo un pilastro della libertà di informazione".

La segretaria della Fnsi ha inoltre auspicato un intervento dell'Europa a difesa di Assange.

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"Se Assange fosse estradato non ci sarebbe speranza per la libertà di stampa e per il sacrosanto diritto-dovere di informare i cittadini. Per questo ci auguriamo che il fondatore di Wikileaks sia protetto dall'Europa intera".

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