ESA, JUICE: partita la missione alla scoperta di Giove
Dopo il rinvio di 24 ore causa maltempo, è partita con successo dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana Francese, la missione JUICE (Jupiter Icy Moon Explorer) dell’ESA (European Space Agency), alla quale ha fortemente collaborato l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) affiancata dalla comunità scientifica nazionale e dall’industria. Dopo un viaggio di circa otto anni, la sonda raggiungerà l’orbita di Giove effettuando una serie di sorvoli alla scoperta dei suoi misteri. Nell’arco di tre anni sarà portata a termine una complessa serie di compiti: dallo studio dell’atmosfera e della magnetosfera del pianeta, all’analisi della potenziale abitabilità delle sue lune Ganimede, Europa e Callisto, che potrebbero ospitare immensi oceani d’acqua sotto la superficie ghiacciata. La sonda cercherà inoltre di studiare quali sono le condizioni per la formazione dei pianeti e come funziona il Sistema Solare.
Un grande contributo italiano
Il contributo dell’Italia sfiora il 50% dell’intero programma attraverso gli strumenti che sono a bordo, frutto anche di collaborazioni internazionali con altre agenzie europee, con quella Israeliana e con il centro JPL della NASA. Chi studierà i dati che ci arriveranno da JUICE oggi sta ancora frequentando scuole o università e questo è significativo di come questo spirito di condivisione faccia parte del settore spaziale.
L’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica) ha portato un contributo fondamentale a bordo della missione, con la leadership in diversi strumenti scientifici come MAJIS e JANUS e un team di ricercatrici e ricercatori di prim’ordine.
All’interno di JUICE si trova una placca commemorativa dedicata a Galileo Galilei e al suo “Sidereus Nuncius”, il libro dove riportò le prime incredibili osservazioni di Giove e dei suoi
satelliti realizzate con il cannocchiale. Un gesto quello di Galileo, che punta il cannocchiale verso il cielo, apparentemente “inutile” ma che ha cambiato il mondo.
Gli strumenti a bordo
A bordo di JUICE un carico prezioso composto da dieci strumenti, tre dei quali realizzati dall’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con la comunità scientifica nazionale e dalla nostra industria: il Radar RIME, la camera JANUS e lo strumento di Radio Scienza 3GM, ai quali si aggiunge un quarto strumento, lo spettrometro MAJIS, a leadership francese realizzato attraverso un accordo bilaterale tra l’ASI e l’agenzia spaziale francese CNES. Gli strumenti a bordo della sonda sono stati realizzati anche attraverso diverse cooperazioni internazionali tra l’ASI e il JPL/NASA, l’agenzia tedesca DLR, il CNES e l’agenzia spaziale Israeliana, ISA.
La scelta della missione JUICE è il coronamento di un processo iniziato nel 2004, anno in cui l’ESA ha avviato un’ampia consultazione della comunità scientifica per identificare i traguardi dell’esplorazione planetaria europea nel decennio successivo. Gli Enti e Università che compongono i team scientifici per i 4 strumenti a partecipazione italiana sono: INAF – Istituto Nazionale di Astrofisica (con le sedi di Roma, Teramo, Padova e Catania), Università di Trento, Sapienza Università di Roma, Università di Roma Tre, Fondazione Bruno Kessler (FBK), Università di Bologna, Università di Tor Vergata-Roma, Istituto Geoscienze e Georisorse (IGG) del CNR, CISAS – Università Padova, Politecnico di Milano, Università del Salento.
La realizzazione degli strumenti ha visto il coinvolgimento di Thales Alenia Space che ha realizzato lo strumento RIME negli stabilimenti di Roma e L’Aquila, e di Leonardo, che ha fornito inoltre la testa ottica iperspettrale per osservare e caratterizzare nubi, ghiaccio e minerali sulle superfici delle tre lune. Di Leonardo sono anche i pannelli solari di JUICE, i più grandi mai realizzati per una missione interplanetaria.
Fonte: Passione Astronomia
Foto: ESA
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