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Crisi ai confini d’Ucraina, le richieste della Russia a Usa e Nato

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Lo scorso 17 dicembre il governo della Russia ha reso nota la lista di richieste per allentare la pressione militare sul confine orientale dell’Ucraina e far rientrare la crisi diplomatica con l’Occidente in corso da settimane.

Due settimane fa, il ministero degli Esteri di Mosca ha inviato due documenti, uno agli Stati Uniti e uno alla Nato, che contengono una lista di garanzie che la Russia si aspetta per arrivare a una de escalation della crisi tra il Paese e l’Ucraina. Da settimane, infatti, più di centomila militari russi sono dislocati al confine tra la Federazione russa e l’Ucraina orientale, dove si trova la regione separatista filorussa del Donbass. Proprio i timori che il Presidente russo Vladimir Putin voglia tentare un colpo di mano per annettersi la regione alimentano il nervosismo di Kiev e di molti governi dei Paesi membri della Nato.

Le richieste di Mosca

Uno dei punti più importanti dell’elenco è la richiesta di Mosca di avere una garanzia legale che l’Ucraina non entri mai nella Nato. Una considerazione difficile da ufficializzare per l’Alleanza Atlantica, per una questione di prestigio e credibilità con i Paesi membri dell’Europa orientale e quelli che da anni aspettano di fare il loro ingresso nell’organizzazione. Oltre dieci anni fa, la Nato aveva aperto alla possibilità di accogliere l’Ucraina tra i suoi membri, e anche se la volontà di rendere effettivo questo impegno è molto sfumata, ufficializzarlo sarebbe un colpo troppo duro per l’organizzazione già definita in “morte cerebrale” dal Presidente francese Emmanuel Macron pochi anni fa.

Se questo non fosse già abbastanza uno smacco, la Russia ha anche chiesto che l’impegno della Nato a non espandersi valga per tutti i Paesi che hanno fatto parte dell’ex Unione sovietica. Inoltre, ha chiesto di ritirare le truppe Nato anche da tutti i da tutti i Paesi che non erano nell’alleanza prima del 1997. Questo significherebbe lasciare sguarnite la Polonia, la Repubblica Ceca e l’Ungheria (entrate nel 1999), ma anche Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Albania, Croazia, Montenegro e Macedonia del Nord.

Fonte: The Vision, Ministero Affari Esteri della Federazione Russa

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