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“Schiavi del clic”: lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo, e gratis

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Un libro da leggere e che consigliamo è “Schiavi del clic” di Antonio Casilli (Feltrinelli): «perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo». E spesso anche gratis.

Le profezie sulla “fine del lavoro” risalgono all’alba della civiltà industriale. Anche oggi c’è un’opinione diffusa sulla rivoluzione tecnologica, ed è che l’intelligenza artificiale sostituirà gli uomini, cancellando il lavoro come lo conosciamo. Un’idea del tutto infondata. Le nostre inquietudini sono un sintomo della vera trasformazione in atto: non una scomparsa del lavoro, ma la sua digitalizzazione. Con un’inchiesta sul nuovo capitalismo delle piattaforme, Antonio Casilli getta luce sulla manodopera.

Diritto alla disconnessione, tele-lavoro, contratti per i lavoratori digitali, operai del click. Questo campo di nozioni comunemente associato a piccole nicchie di ingegneri informatici e programmatori comincia a diffondersi a tutta la società con la crisi aperta dalla pandemia. Che si tratti dell’applicazione dello smartworking a molti settori lavorativi, o della centralità assunta dai lavoratori delle piattaforme afferenti al mondo delle consegne, la “digitalizzazione” delle mansioni umane non riguarda più soltanto il mito-guida dello sviluppo tecnologico dei nostri tempi, e cioè la sostituzione del lavoro umano grazie all’intelligenza artificiale.

Schiavi del clic. Perché lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo? viene tradotto in italiano allo scoccare di questa nuova consapevolezza, sostenendo una tesi del tutto opposta alle promesse della Silicon Valley: “la piena automazione non si farà”.

Siamo agli antipodi delle fantasie robotiche che alimentano l’immaginario degli investitori e dei media: qui vediamo soltanto una miriade di proletari del clic, lavoratori non specializzati che svolgono le mansioni necessarie per selezionare, migliorare, rendere i dati interpretabili. (…) Il lavoro di questi proletari del clic è fondamentale per produrre quella che spesso non è altro che intelligenza artificiale “fatta a mano”.

Il libro di Casilli è a tutti gli effetti un’inchiesta sul lavoro: porta alla luce la quota di lavoro non riconosciuta e non pagata; si interfaccia direttamente con il malessere dell’oggetto di ricerca e le sue rivendicazioni; infine, descrive tendenze non ancora sviluppate a pieno. La parte seconda del libro coniuga questi livelli nell’analisi di tre forme fondamentali di digital labour  (digital labour on-demand, microlavoro, lavoro sociale in rete) evidenziando il ruolo svolto dalle piattaforme nel cambiare il mondo del lavoro nella sua interezza, anche quello non digitale.

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