La politica italiana con tanti falsi giganti e pochi statisti

Politica 2020, una lotta tra “giganti”

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E insomma, tira e tira, dagli e dagli, Matteo Renzi e Italia Viva hanno dato -di fatto- il benservito al Conte II: tramite le parole di Ettore Rosato, abbiamo appreso che, o il presidente del consiglio accoglierà le richieste di Iv o considerano “l’esperienza di questo governo, conclusa”.

Quindi, risalendo a monte: Matteo Renzi sta per aprire una crisi in piena pandemia da Covid. Vedremo se tirerà la corda fino in fondo, ma l’esperienza ci insegna che quando inizia ad andare in fibrillazione, il tempo è scaduto. In verità, qualcuna delle ragioni di merito delle richieste di Renzi sarebbero anche condivisibili: la questione relativa al Recovery Plan, in particolare. Conoscendolo, in realtà, porta avanti questioni di visibilità e riposizionamento, sull’onda di questioni reali.

Il punto è che Giuseppe Conte e il suo governo, da mesi lasciano a desiderare su varie questioni: la impreparazione sulla seconda ondata (scuola, trasporti, risorse umane e strumentali per la sanità) e il ritardo e l’accentramento sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr, il Recovery Plan nazionale) su tutti.

Gli “azionisti” di maggioranza hanno lasciato fare senza di fatto battere ciglio concretamente su alcuna questione (tralasciando la demagogica genialata del taglio dei parlamentari, senza contrappesi costituzionali, senza riforma della legge elettorale, senza riforma dei regolamenti delle Camere). Nicola Zingaretti e il Pd, al di là di molte chiacchiere, non sono riusciti a tenere una posizione che fosse una, sotto il piano politico e della relativa proposta. Luigi Di Maio, ormai ex capo del M5s lacerato da diverse correnti come neanche ai tempi della “balena bianca” della prima repubblica, ha pensato più che altro alla propria visibilità, come ministro degli Esteri, nonostante risultati scarsi e discutibili. Nicola Fratoianni, di tanto in tanto si fa latore di buone proposte, ma sconta dimensioni irrisorie di Leu.

Per non parlare dell’opposizione: Matteo Salvini e la Lega, ormai a rincorsa degli scandali e delle inchieste che hanno fatto crescere i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Entrambi, comunque, troppo presi dalle proprie urla di natura razzista e xenofoba, con i colori sempre più neri dei toni fascisti (chiamiamole col loro nome le cose), che non hanno una proposta seria che sia una per il Paese e la Nazione. E che si portano a strascico gruppi e gruppuscoli della destra più estrema cui spesso lasciano il “lavoro sporco”. E che non perdono occasione di fare sciacallaggio su qualsiasi episodio di cronaca. Silvio Berlusconi e la sua Forza Italia ormai sulla via del tramonto.

Riepilogando, tra tutti, un quadro avvilente e una vera e propria lotta tra “giganti”. Quando il Paese, ora come ora, avrebbe solo bisogno di certezze circa la gestione della pandemia, in piena seconda ondata e con una terza già annunciata (e con la sorpresa di una variante inglese). Avrebbe bisogno di un Piano per il futuro, in ambito di Next Generation EU, che faccia da ponte almeno per i prossìmi due decenni alle generazioni che verranno e per uno sviluppo sostenibile davvero.

Ma per riuscire in questa opera servirebbero una sinistra progressista non solo a parole e che si facesse carico dell’importanza storica di questo passaggio. E anche di una destra liberale, normale e moderna, anziché retrograda e antistorica.

E invece, in un orizzonte così limitato, ci tocca una politica con tanti “giganti” e nessuno statista.

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