Parlamento europeo e Consiglio europeo rafforzano misure sul clima

Recovery Fund, Recovery Plan e NextGenerationEU: un po’ di chiarezza

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Dalla scorsa primavera sentiamo parlare e leggiamo notizie (più che altro dichiarazioni) a proposito di Recovery Fund. Da qualche mese, inoltre, di Recovery Plan e solo da qualche settimana (in Italia) con una certa frequenza di Next Generation EU.

Spesso i primi due vengono impropriamente usati come sinonimi, ma non è così. La verità è che sono tutti correlati, ma indicano cose diverse. Proviamo dunque a fare un po’ di chiarezza.

Cosa sono e cosa rappresentano

Il Recovery Fund era stato pensato, inizialmente e sempre nell’ambito delle misure che l’Unione Europea avrebbe potuto e dovuto mettere a disposizione dei propri Stati membri per la ripresa post pandemia, nei riguardi di una proposta di emissione di titoli di debito europei: i recovery bond.

Il Recovery Plan è il Piano nazionale, attraverso cui ciascuno dei Paesi UE dovrà presentare (scadenza posticipata al 15 gennaio 2021), le proprie proposte concrete e i progetti da finanziare attraverso i fondi europei. Fondi accordati dall’Unione Europea a ciascuno Stato nell’ambito del Piano per la ripresa economica e sociale, accordato dal Consiglio europeo.

Per l’Italia, il piano è stato denominato dal governo Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). esso dovrà tradursi in progetti concreti, eleggibili di finanziamento tramite fondi europei per complessivi 209,7 miliardi di euro (su complessivi 750).

Il Next Generation EU (NGEU) è uno strumento temporaneo, pensato da Commissione europea, Parlamento europeo e i leader dell’UE per stimolare la ripresa dei Paesi europei e contribuire a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus. Le risorse complessive dello strumento ammontano a 750 miliardi.

Insieme a queste, ci saranno quelle previste dal Quadro finanziario pluriennale UE (QFP) 2021-2027, per altri 1.074,3 miliardi di euro. Che fanno un totale di 1.824,3 miliardi di euro, che, come afferma la stessa UE, costituiscono “Un pacchetto di stimolo senza precedenti”.

Cosa, come e quando

Il NextGenerationEU si compone di sei macroaree di interventi prioritari che sono state indicate dalla Commissione come condizioni per accedere alle sovvenzioni e ai prestiti transizione ecologica, digitalizzazione, equità, salute, infrastrutture, istruzione e ricerca). Circa il 40% dei fondi complessivi è riservato ad ambiente, sviluppo sostenibile, cambiamento climatico.

Elaborato il Next Generation EU, il Recovery Fund sarà il principale canale di finanziamento. Una volta diventato operativo, per vedersi erogate le risorse assegnate e, quindi, poterne beneficiare, gli Stati dovranno presentare il proprio piano nazionale, il Recovery plan.

La scadenza di presentazione a Bruxelles è fissata, ad oggi, al 15 gennaio 2021. Le relative risorse dovranno essere trasformate in impegni di spesa entro il 2023 e i relativi interventi dovranno essere chiusi e rendicontati entro il 2026.

L’Italia arranca, come sempre: a 40 giorni dalla scadenza si sta ancora discutendo su quale struttura di gestione e controllo dovrà esserci. I piani ed i progetti da finanziare, invece, la cosa più concreta che sarà oggetto del Recovery plan italiano, sono ammantati del più assoluto riserbo. Più che altro, del più assoluto silenzio.

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