Un telescopio spaziale oltre Plutone

Nasa, un telescopio spaziale oltre Plutone

Scienza e ambiente

Un telescopio spaziale, a una distanza che supera di 500 volte quella che separa Terra e Sole (un’unità di misura chiamata convenzionalmente unità astronomica, o Ua), permetterà in futuro di osservare nel dettaglio un esopianeta sfruttando la lente gravitazionale prodotta dalla nostra stella, per andare a caccia della biofirma che dimostrerebbe la presenza di forme di vita aliene.

Un progetto che ha del fantascientifico, visto che la sonda Voyager 1, l’oggetto creato dall’uomo che si trova attualmente più lontano dalla Terra, ha impiegato 44 anni per percorrere una distanza pari ad appena 156 Ua.

Ma la Nasa ci crede sul serio:il telescopio spaziale è infatti uno dei cinque programmi in fase di studio che hanno raggiunto la fase 3 di sviluppo nell’ambito del Nasa Institute for Advanced Concepts (Niac), l’incubatore di innovazioni spaziali con cui l’agenzia spaziale americana finanzia le tecnologie più folli, ambiziose e promettenti.

Un telescopio per esopianeti

Il programma di ricerca per lo sviluppo di un telescopio spaziale a lente gravitazionale solare è intitolato “Direct Multipixel Imaging and Spectroscopy of an Exoplanet with a Solar Gravitational Lens Mission”, ed è stato promosso alla fase 3 nel 2020. Un traguardo che ha fruttato ai ricercatori circa due milioni di dollari di finanziamenti, con cui hanno portato avanti il loro progetto. Gli ultimi sviluppi sono descritti in un paper depositato in preprint nelle scorse settimane, e iniziano a essere piuttosto interessanti.

In generale, l’obbiettivo è quello di sfruttare il Sole per ottenere un’immagine più nitida e accurata di un oggetto posto grande distanza dalla Terra. Questo è possibile affidandosi ad un metodo definito solar gravitational lens (lente gravitazionale solare), grazie al quale gli effetti della distorsione spaziotemporale prodotti dalla massa della nostra stella permettono di ingrandire le immagini raccolte da un telescopio posto esattamente al lato opposto del Sole rispetto all’obbiettivo che si vuole osservare. Perché la tecnica funzioni, il telescopio deve essere posizionato nel punto focale in cui convergono i raggi di luce deviati dalla massa della stella, e nel nostro caso, come calcolato dallo stesso Einstein, vuol dire raggiungere una porzione di spazio distante 542 Ua dal Sole.

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