Team Jorge: dopo Pegasus, Israele ancora sotto accusa
Team Jorge: è questo il nome in codice usato da un gruppo di appaltatori israeliani che, a giornalisti sotto copertura, hanno dichiarato di aver manipolato più di 30 campagne elettorali presidenziali in tutto il mondo, utilizzando hacking e sfruttando la disinformazione e diffamazione sui social media tramite account falsi.
Il famigerato Team Jorge, che vanta il successo in 27 elezioni, è stato smascherato da un’inchiesta condotta da giornalisti di 30 testate, tra cui Guardian, Der Spiegel, Die Zeit, Le Monde, Radio France, Haaretz, TheMarker; l’indagine fa parte del progetto giornalistico Story Killers coordinato da Forbidden Stories, organizzazione senza scopo di lucro la cui missione è continuare e pubblicare il lavoro di giornalisti minacciati, imprigionati o assassinati.
Da Tal Hanan a Team Jorge
Dietro al Team Jorge che - riporta Le Monde - ha tutta la parvenza di una società fantasma in quanto non possiede un sito web o una pagina con informazioni di contatto, c’è Tal Hanan, alias Jorge, un ex agente delle forze speciali israeliane e Ceo della Demoman International, società israeliana che offre servizi specializzati per la sicurezza, l’intelligence e le forze dell’ordine.
Il rapporto investigativo rivela che il Team avrebbe sabotato circa 30 elezioni presidenziali in tutto il mondo per conto di agenzie di intelligence, società private o politici che volevano manipolare segretamente l’opinione pubblica. Il gruppo agiva senza lasciare tracce, principalmente in 2 modi: con operazioni di disinformazione online e tramite la manipolazione automatizzata dell’opinione pubblica sui social network.
Campagne diffamatorie, hackeraggio delle caselle di posta elettronica, diffusione di fake news e creazione di profili falsi -bot - erano le armi informatiche usate dal gruppo per distorcere la realtà dei fatti e condizionare così il voto degli elettori.
La gestione di falsi account social per disinformare
Per fare tutto ciò, “Jorge” si serviva del software Aims (Advanced Impact Media Solutions) in grado di generare e gestire migliaia di account falsi sulle principali piattaforme online, tra cui Twitter, LinkedIn, Facebook, Telegram, Gmail, Instagram e YouTube.
Nell’inchiesta, inoltre, si sottolinea come la squadra guidata da Hanan riuscisse a far interagire il mondo dell’intelligence - hacking, spionaggio, e sorveglianza - con la cosiddetta guerra psicologica, intimorendo, a esempio, i candidati avversari attraverso gesti intimidatori. A questo proposito il team ha affermato di aver inviato un sex toy, consegnato tramite Amazon, a casa di un politico, con l’obiettivo di dare a sua moglie la falsa impressione che avesse una relazione extra-coniugale.
Dettagli interessati sulle strategie di manipolazione e sulla struttura di questa “organizzazione” sono emersi soprattutto grazie al lavoro sotto copertura di 3 giornalisti di Radio France, Haaretz e TheMarker che, fingendosi potenziali clienti, si sono rivolti al Team Jorge, chiedendo se era possibile ricevere aiuto nel ritardare le elezioni di un Paese africano politicamente instabile. In merito a questo lavoro investigativo, svoltosi tra luglio e dicembre 2022, il Guardian svela che gli incontri con Hanan e i suoi colleghi sono avvenuti tutti tramite videochiamate, tranne uno di persona nella base del Team, un ufficio in un parco industriale a Modi’in, a 20 miglia da Tel Aviv.
Gli incontri con i giornalisti sotto copertura
Durante queste riunioni ha partecipato anche il fratello, Zohar Hanan, presentato come l’amministratore delegato del gruppo; il gruppo di lavoro è stato descritto da Hanan come un insieme di esperti in finanza, social media e campagne politiche, aggiungendo che “la sua società” ha 6 uffici sparsi in tutto il mondo.
Ai giornalisti Hanan ha inoltre dichiarato: «Ora siamo coinvolti in un’elezione in Africa. Abbiamo un team in Grecia e un team negli Emirati. Abbiamo completato 33 campagne a livello presidenziale, 27 delle quali hanno avuto successo»; successivamente ha affermato di essere stato coinvolto in 2 «grandi progetti» negli Stati Uniti, ma di non impegnarsi direttamente nella politica statunitense.
Queste dichiarazioni non sono state verificate, e potrebbero anche essere state ingigantite dallo stesso Hanan per poter chiedere un compenso più alto; ha comunque fatto sapere che avrebbe accettato pagamenti in diverse valute, comprese criptovalute come bitcoin, o contanti e che la prestazione, chiesta dai giornalisti in incognito, valeva tra i 6 e i 15 milioni di euro.
Una volta smascherato, Tal Hanan ha dichiarato di non aver commesso alcuna azione illecita.
Fonte: La Svolta
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