Secondo l’Autorità garante, Corepla, ha tagliato fuori dal mercato il concorrente Coripet, consorzio costituito dai produttori di bottiglie in plastica, mettendo in atto pratiche sleali e “ostacolando un accordo del nuovo concorrente con l’Anci”. Il consorzio annuncia ricorso.
Una multa da oltre 27 milioni di euro per aver abusato della propria posizione dominante nel mercato del riciclo della plastica. Corepla è il consorzio di filiera della plastica che fa parte del sistema Conai e si occupa dei servizi di recupero e avvio al riciclo degli imballaggi plastici in pet ad uso alimentare, tra cui le bottiglie. I produttori di Coripet, in precedenza aderenti a Corepla, sono stati autorizzati nel 2018 dal ministro dell’Ambiente a operare temporaneamente nell’ambito di un progetto innovativo di recupero e riciclo del pet.
Sintesi: il Corepla deve raccogliere e riciclare tutte le materie plastiche, anche quelle scomode e disgraziate, mentre l’attività del Coripet (condorzio riciclo Pet) è rivolta soprattutto a quelle più ricercate.
La premessa: c’è una plastica usata facile da riciclare, ricercatissima, di valore pregiato, e questa plastica è il Pet delle bottiglie d’acqua e delle bibite. Poi c’è una plastica usata impossibile da riciclare in modo adeguato, nessuno la vuole, è solo un costo per bruciarla o peggio mandarla in discarica, e questo è il misto di piccoli frammenti di plastiche diverse fra loro incompatibili.
Quali plastiche si riciclano e quali no?
Le plastiche sono molte. Le più comuni sono il polietilene (per esempio, i flaconi dei detersivi), il polipropilene (per esempio, il secchio per lavare i pavimenti), il Pet cioè polietilene tereftalato (per esempio le bottiglie di bevande e acque minerali o le imbottiture di poliestere), il polistirolo (i vasetti dello iogurt) anche espanso in forma di schiuma (gli imballaggi antiurto bianchi) e il poliuretano (la gommapiuma delle imbottiture).
Un aspetto che non viene spiegato ai consumatori è quello del riciclo. Ci sono tanti modi di riciclare la plastica, come per esempio il riciclo chimico che permette di riportare la plastica agli elementi originari di cui è composta per riprodurre poi nuova plastica come nuova. Ma il riciclo meccanico, cioè quello di selezionare e fondere le plastica, ha bisogno di una purezza notevole: si riesce a riciclare bene la plastica quando è tutta dello stesso tipo, e ciò accade più facilmente con le pezzature grosse e molto riconoscibili. È il caso delle bottiglie di Pet, facili da riconoscere, facili da dividere e selezionare, e tutte prodotte con una materia plastica ad altissima riciclabilità.
Invece i pezzettini piccoli di plastiche miste — capsule, tappi, frammenti, pellicole — sono difficilissimi da separare, e in genere se ne ottiene un misto di poca riciclabilità chiamato plasmix. Alcune aziende riescono a ricavarne comunque una base per ottenere, miscelato con plastiche di qualità migliore, prodotti di qualche valore. Ma in genere, per questo tipo di plasticaccia irriciclabile la soluzione migliore è usarle come combustibile in sostituzione di carbone nelle centrali di teleriscaldamento o delle acciaierie. Altrimenti finiscono in discarica.