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Molestie sul lavoro, svolta italiana. Firmato il provvedimento internazionale

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Firmato il provvedimento internazionale. L’Italia è il quarto Paese al mondo a ratificare la Convenzione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata dall’Oil nel 2019.

Si tratta del risultato di oltre otto anni di intensi dibattiti e duro lavoro che hanno preceduto il movimento #MeToo, e da questo hanno tratto ulteriore impulso e legittimità. Per oltre tre anni, il Consiglio di amministrazione dell’OIL ha discusso se fosse necessario e opportuno adottare nuove norme internazionali in materia, e se le medesime dovessero focalizzarsi esclusivamente sulla violenza e le molestie di genere nel mondo del lavoro o dovessero adottare un approccio più ampio.

Questa è un’ottima notizia, per almeno 3 ragioni. La prima è di merito. La C190 per la prima volta fornisce una definizione ampia di violenza e molestie nel mondo del lavoro condivisa dalla comunità internazionale, definendole ogni comportamento suscettibile di causare un danno fisico, psicologico, sessuale e economico e riconosce tali comportamenti come violazione di diritti umani. Inoltre fa esplicito riferimento alle violenze e molestie fondate sul genere, riconoscendo che le donne sono particolarmente esposte a violenza sul lavoro, sia fisica che economica. I dati non lasciano dubbi sulla particolare rilevanza che la ratifica potrà avere per le donne, visto che gli ultimi dati disponibili (Istat 2016) ci dicono che 1 milione e 400 mila hanno subito molestie sul luogo di lavoro ma nell’81% dei casi non hanno denunciato, per mancanza di strumenti adeguati. Una situazione drammatica che non ha confini, come dimostra una recente indagine sul Bangladesh, dove il 75% delle operaie tessili intervistate ha dichiarato di aver subito molestie e abusi verbali, fisici o sessuali. Altri aspetti innovativi rendono lo strumento potenzialmente molto avanzato: la sua applicazione al settore pubblico e privato, l’inclusione fra i soggetti meritevoli di tutela anche di quelli in posizioni lavorative più vulnerabili quali tirocinanti, volontari e persone licenziate; l’estensione della sua efficacia al mondo del lavoro, con ciò includendo violenze che possono accadere in viaggi, trasferte, eventi di lavoro e anche per via telematica.

La seconda ragione riguarda la natura giuridica del provvedimento. La convenzione impone agli Stati che la ratificano l’obbligo di adottare leggi o adeguare quelle esistenti per attuare, rispettare e promuovere il diritto alla non discriminazione e alla parità sul la- voro, riconoscendo le donne tra i gruppi di vittime principali del fenomeno.

L’Italia dovrà perciò adeguare il suo impianto normativo e avrà l’obbligo di fornire adeguato accesso alla giustizia per le vittime, incluso il rafforzamento del ruolo degli Ispettorati del lavoro e la previsione di adeguati meccanismi di denuncia, protezione e sostegno a favore delle vittime.

Infine. L’Italia è il primo Paese europeo ad approvare la ratifica, avvenuta tramite un lavoro parlamentare esemplare, nonostante la crisi Covid. L’iter è partito dalla Camera dei Deputati che l’ha approvata all’unanimità il 23 settembre 2020. La discussione è poi approdata in Senato che lo scorso 12 gennaio ha votato la ratifica all’unanimità. Un esempio importante di rapidità ed efficacia della democrazia in un momento di grande difficoltà e tensione per il nostro Paese.

Un faro che speriamo possa illuminare la strada per accelerare la ratifica e l’applicazione della convezione in tutti gli altri Paesi, soprattutto quelli in cui pre- valgono settori ad alta vulnerabilità come quello tessile.

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