L'era del Binge-Watching: Quando la maratona televisiva incontra la "Serial Fatigue"

maratona televisiva The Morning Show
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La maratona televisiva oggi. C’è un momento, mentre guardo una serie TV, che mi sorprendo a chiedermi: “Perché non riesco più a godermela come una volta?”. Un tempo, mi bastava una sola puntata per farmi entrare nel mondo di una storia, per sentire l’emozione di un cliffhanger che mi lasciava in sospeso, con la voglia di scoprire cosa sarebbe successo nel prossimo episodio. Oggi, invece, mi trovo a fare zapping tra le stagioni, finendo per dimenticare dettagli o persino i volti dei protagonisti. È così che mi sono imbattuta in quella sensazione che, all'inizio, non riuscivo a definire: una sorta di stanchezza, come se la visione fosse diventata più un obbligo che un piacere. Ecco cos'è la "serial fatigue", una condizione che ci coglie all’improvviso, quando il troppo stroppia.

La "Serial Fatigue": Quando la maratona televisiva Stroppia

Quando ero più giovane, aspettare una settimana per un nuovo episodio era quasi un rituale. C'era quella sensazione di eccitazione nel sapere che, finalmente, dopo giorni di attesa, avrei potuto tornare nel mio mondo immaginario, seguire i personaggi che avevo imparato ad amare. Ora, tutto è cambiato. Le piattaforme di streaming hanno abbattuto le barriere temporali e ci hanno regalato l'accesso immediato a intere stagioni, pronte per essere consumate in un solo weekend. Eppure, questa libertà di fruizione mi ha tolto il piacere dell'attesa, rendendo l'esperienza di visione sempre più superficiale. La "serial fatigue" è la conseguenza diretta di questa immediata soddisfazione: non riesco più a godermi davvero ciò che guardo, ma sento solo il peso della continuità, la necessità di finire per non essere travolta dalla sensazione di aver perso qualcosa.

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Le Cause della "Serial Fatigue"

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Riflettendo su cosa abbia scatenato questo distacco, mi rendo conto che ci sono diverse cause che, un po' alla volta, hanno minato il mio amore per le serie TV.

  1. Diluizione delle Narrazioni: Mi è capitato più volte di guardare episodi che sembravano non portare avanti la trama, che riempivano il tempo senza arricchire davvero la storia. Ricordo un paio di serie che, dopo i primi episodi brillanti, hanno iniziato a dilungarsi, e mi sono chiesta: “Perché devo passare ore a vedere scene che non aggiungono nulla?”. È come se la narrazione si fosse diluita in una miriade di dettagli inutili, in un continuo riempimento di spazi.
  2. Omologazione Stilistica: Un altro fattore che contribuisce alla mia stanchezza è la sensazione che tutte le serie siano simili. Mi capita di guardare una serie e, pochi episodi dopo, accorgermi che stavo vedendo esattamente le stesse dinamiche, gli stessi cliché, gli stessi archetipi. La mancanza di originalità mi fa perdere interesse. Non si tratta più di scoprire qualcosa di nuovo, ma di rimanere intrappolati in una formula che sembra essere la stessa per tutte.
  3. Perdita dell’Allure Intellettuale: Un tempo, mi piaceva citare una serie, sapere che stavo seguendo qualcosa che era al centro delle conversazioni più interessanti, che mi metteva in contatto con una comunità di appassionati. Oggi, questo fascino sembra scomparso. Le serie TV non sono più simboli di un'intelligenza condivisa o di un gusto raffinato, ma semplicemente contenuti che consumiamo velocemente, senza davvero riflettere su di essi. La superficialità è diventata la norma.

Binge-Watching: Piacere o Dipendenza?

Quando il binge-watching è esploso, ho pensato che fosse una manna dal cielo. Passare ore davanti alla TV, senza interruzioni, senza la frustrazione di dover aspettare una settimana per un nuovo episodio, mi sembrava un sogno. Ma ben presto ho capito che questa possibilità di consumare tutto subito non era solo un lusso, ma anche una trappola. Mi sono accorta che, anziché sentirmi soddisfatta, finivo per sentirmi sopraffatta. Guardavo un episodio dopo l’altro, senza nemmeno realizzare quanto tempo stavo trascorrendo davanti allo schermo. Non era più un piacere, ma una dipendenza. Un bisogno di completare, di non fermarmi mai. La realtà è che, più guardavo, più mi sentivo stanca, come se mi stessi svuotando.

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Mi capita spesso di pensare a come eravamo abituati a vivere la televisione in passato. Ricordo le serate in cui si aspettavano, con trepidazione, gli episodi, dove ogni dettaglio veniva discusso e condiviso con gli amici, con il vicino di casa, al bar. C’era quella sensazione di partecipazione collettiva, di qualcosa che univa tutti. Oggi, con l’on-demand, sembra che ogni episodio perda valore, che il singolo episodio non conti più nulla nel flusso continuo di contenuti. Non c’è più la magia dell’attesa, e il consumo è diventato un atto solitario e frenetico. Mi rendo conto che la tecnologia ha cambiato profondamente la nostra esperienza, ma ha anche tolto il piacere di una visione condivisa, lenta e riflessiva.

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Le serie tv oggi sono diventate una sorta di "casa di bambole" vuota, dove la complessità e l’emozione sembrano scomparire dietro la quantità e la velocità. Non voglio però lasciarmi andare al senso di rassegnazione, forse il problema non è la TV in sé, ma il modo in cui la fruiamo.

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