In totale, si legge nel documento, sono state aperte 3.932 indagini e, per quelle già concluse, in 686 casi è stata già formulata richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi (65 in fase di udienza preliminare e altri 25 in Tribunale) e nel complesso sono già state inflitte 80 condanne (compresi i patteggiamenti e i decreti penali). Altri 120 processi sono in corso in fase di dibattimentale. “Il dato corposo delle denunce e quello dei procedimenti già approdati alla condanna in primo grado”, si legge nel Rapporto del Guardasigilli, “consentono di rilevare l’utilità concreta dell’approccio procedimentale, basato sulla corsia preferenziale dell’ascolto, e della introduzione dei nuovi reati. Il dato complessivo delle richieste di rinvio a giudizio appare significativo dell’opportunità dell’intervento normativo del Codice Rosso, in mancanza del quale le gravi condotte tipizzate non avrebbero avuto risposta adeguata”.
Sono 82 le inchieste aperte per il reato di “Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”. In particolare: 35 sono state le richieste di rinvio a giudizio, 6 le richieste di archiviazione, 5 le sentenze emesse, di cui: 2 condanne con rito abbreviato, 1 condanna in Tribunale, 2 assoluzioni 2 processi conclusi in Tribunale, 1 ancora in corso. Con riferimento al reato di induzione o costrizione al matrimonio, sono 32 le inchieste aperte, di cui: 3 richieste di rinvio a giudizio 7 richieste di archiviazione, 2 processi in corso di svolgimento in Tribunale.
Per quanto invece concerne la ‘Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa’, sono 2.735 indagini aperte, di cui: 527 richieste di rinvio a giudizio, 350 richieste di archiviazione, 74 sentenze emesse, di cui: 30 condanne con rito abbreviato 21 patteggiamenti, 18 condanne in Tribunale, 2 decreti penali di condanna 2 assoluzioni, 1 proscioglimento, 20 processi conclusi in Tribunale, altri 104 ancora in corso.
Viene inoltre segnalato il sensibile aumento – dell’11% – dei procedimenti iscritti per maltrattamenti contro familiari e conviventi catalogabili come violenza di genere nel periodo primo gennaio- 31 maggio 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, “trend che può essere imputato alle misure di contenimento da lockdown che hanno portato a situazioni di convivenza forzata”. In particolare, fra agosto 2019 e luglio 2020 si è infatti registrato un incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). È, viceversa, emersa una diminuzione per le altre fattispecie di reato inasprite dal Codice Rosso, “addebitabile anche alle restrizioni di movimento e di relazioni sociali imposte dal lockdown: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%”.
Conte, nell’introdurre la presentazione dei dati, ha ribadito che “il Codice rosso non è la panacea”: “Alcuni dati mostrano che qualcosa comincia a funzionare meglio che in passato ma siamo consapevoli che il Codice Rosso non è la panacea. I dati sui dati dei femminicidi ci dicono che il percorso da fare è ancora lungo. Il Codice è solo un tassello fondamentale importantissimo che riguarda il momento in cui la violenza è già avvenuta: non basta“.
In totale, si legge nel documento, sono state aperte 3.932 indagini e, per quelle già concluse, in 686 casi è stata già formulata richiesta di rinvio a giudizio. Sono inoltre 90 i processi che si sono già conclusi (65 in fase di udienza preliminare e altri 25 in Tribunale) e nel complesso sono già state inflitte 80 condanne (compresi i patteggiamenti e i decreti penali). Altri 120 processi sono in corso in fase di dibattimentale. “Il dato corposo delle denunce e quello dei procedimenti già approdati alla condanna in primo grado”, si legge nel Rapporto del Guardasigilli, “consentono di rilevare l’utilità concreta dell’approccio procedimentale, basato sulla corsia preferenziale dell’ascolto, e della introduzione dei nuovi reati. Il dato complessivo delle richieste di rinvio a giudizio appare significativo dell’opportunità dell’intervento normativo del Codice Rosso, in mancanza del quale le gravi condotte tipizzate non avrebbero avuto risposta adeguata”.
Sono 82 le inchieste aperte per il reato di “Deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”. In particolare: 35 sono state le richieste di rinvio a giudizio, 6 le richieste di archiviazione, 5 le sentenze emesse, di cui: 2 condanne con rito abbreviato, 1 condanna in Tribunale, 2 assoluzioni 2 processi conclusi in Tribunale, 1 ancora in corso. Con riferimento al reato di induzione o costrizione al matrimonio, sono 32 le inchieste aperte, di cui: 3 richieste di rinvio a giudizio 7 richieste di archiviazione, 2 processi in corso di svolgimento in Tribunale.
Per quanto invece concerne la ‘Violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa’, sono 2.735 indagini aperte, di cui: 527 richieste di rinvio a giudizio, 350 richieste di archiviazione, 74 sentenze emesse, di cui: 30 condanne con rito abbreviato 21 patteggiamenti, 18 condanne in Tribunale, 2 decreti penali di condanna 2 assoluzioni, 1 proscioglimento, 20 processi conclusi in Tribunale, altri 104 ancora in corso.
Viene inoltre segnalato il sensibile aumento – dell’11% – dei procedimenti iscritti per maltrattamenti contro familiari e conviventi catalogabili come violenza di genere nel periodo primo gennaio- 31 maggio 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, “trend che può essere imputato alle misure di contenimento da lockdown che hanno portato a situazioni di convivenza forzata”. In particolare, fra agosto 2019 e luglio 2020 si è infatti registrato un incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). È, viceversa, emersa una diminuzione per le altre fattispecie di reato inasprite dal Codice Rosso, “addebitabile anche alle restrizioni di movimento e di relazioni sociali imposte dal lockdown: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%”.
Conte, nell’introdurre la presentazione dei dati, ha ribadito che “il Codice rosso non è la panacea”: “Alcuni dati mostrano che qualcosa comincia a funzionare meglio che in passato ma siamo consapevoli che il Codice Rosso non è la panacea. I dati sui dati dei femminicidi ci dicono che il percorso da fare è ancora lungo. Il Codice è solo un tassello fondamentale importantissimo che riguarda il momento in cui la violenza è già avvenuta: non basta“.