Film da non perdere: Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
Negli anni Quaranta l'icona della musica jazz Billie Holiday collezionava successi in tutto il mondo, mentre il governo federale statunitense decideva di trasformare la Holiday nel capro espiatorio di una dura battaglia contro la droga prendendo di mira la sua fragile e complicata vita. Il fine ultimo delle azioni intraprese contro la cantante non era però legato alla droga, ma a impedirle di eseguire la sua straziante ballata "Strange fruit", grido di denuncia contro i linciaggi del governo degli U.S.A. e contributo essenziale per il movimento per i diritti civili.
La storia di Billie Holiday, cantante di immenso talento, gloria dell’arte musicale afroamericana e morta a soli 44 anni nel 1959, era già stata raccontata al cinema nel patinato La signora del blues, con Diana Ross. Erano gli anni Settanta, Ross era all’apice della fama ed ebbe anche una nomination all’Oscar per la sua interpretazione. La storia si è ripetuta: Andra Day, protagonista del nuovo film sulla cantante ha ricevuto anche lei una candidatura agli Oscar 2021.
Un film che merita
Gli Stati Uniti contro Billie Holiday merita di essere visto, soprattutto per la performance della quasi debuttante protagonista, emozionante, in un ruolo che è un vero tour de force tecnicamente (canta lei tutte le canzoni di Billie) e che costringe al temibile confronto con una leggenda.
La regia è di Lee Daniels (Precious, The Paperboy, The Butler) che lascia sullo sfondo la musica e il glamour per concentrarsi gli ultimi dodici anni di vita di Billie e, in particolare, sulla persecuzione di cui fu oggetto a causa di
Strange Fruit, canzone che denunciava il linciaggio dei neri nel Sud e che le venne proibito di cantare. La cantò lo stesso, l’F.B.I. la fece arrestare, utilizzando la sua condizione di tossica come motivazione.
La vicenda musical-politica si mescola a flashback che ripercorrono infanzia violenta, abusi, storie d’amore strazianti e la vertiginosa caduta nella dipendenza dall’eroina. Tutto il classico repertorio di una vita infernale, troppo breve e troppo dolorosa. Eppure, il film riesce a emancipare la figura di Billie dal cliché della vittima, ne fa una donna coraggiosa ma imperfetta, consapevole del proprio dono artistico e determinata ad amare ed essere amata.
Il costumista Paolo Nieddu (che ha già lavorato con Lee Daniels nella serie Empire che il regista produce) ha collaborato con Prada per realizzare il guardaroba di Andra Day, ricreando lo stile di Billie, dagli abiti luminosi che la facevano brillare in scena come una creatura celeste alla caratteristica gardenia nei capelli fino ai lunghi guanti in raso di seta: accessorio à la mode ma anche uno stratagemma per coprire le braccia segnate dall’eroina.
Fonte: Harper's Bazaaar
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