Conviene davvero agire legalmente per diffamazione social?

diffamazione social
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Negli ultimi anni, i social network hanno trasformato profondamente le modalità di interazione tra le persone. Con l'aumento delle piattaforme digitali, il fenomeno della diffamazione è diventato sempre più diffuso e complesso da gestire, coinvolgendo dinamiche di offesa che spesso sfociano in procedimenti legali. Il confine tra libertà di espressione e offesa all’onore di qualcuno diventa labile, specialmente in un contesto dove un commento o un post possono raggiungere migliaia di utenti in pochi secondi.

Cosa significa diffamare?

La diffamazione, come definita dall'articolo 595 del codice penale, consiste nell'offendere la reputazione di una persona non presente, davanti a più persone. Questo reato può avvenire attraverso mezzi tradizionali come la stampa, ma anche, e sempre più frequentemente, sui social media. Le piattaforme come Facebook, Twitter e Instagram rappresentano un terreno fertile per la diffusione di contenuti diffamatori, dove il semplice commento può rapidamente degenerare in un’offesa di vasta portata.

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Diffamazione sui social

Il contesto giuridico della diffamazione online

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La diffamazione sui social è particolarmente insidiosa. Secondo la giurisprudenza, i social network sono considerati "mezzi di pubblicità" e questo comporta un'aggravante per il reato, punibile con la reclusione fino a tre anni o una multa significativa, a partire da 516 euro. Questo perché i commenti diffamatori sui social possono potenzialmente raggiungere un numero indeterminato di persone, amplificando il danno.

Perché si configuri il reato di diffamazione, è necessario che il soggetto offeso sia assente e che l'offesa venga percepita da almeno due persone. Un altro aspetto determinante è la prova del dolo, ossia la volontà di offendere. Questo punto è spesso oggetto di interpretazione, poiché termini come "coglione", per esempio, potrebbero essere usati in modo colloquiale o ironico, rendendo difficile per il giudice stabilire con certezza l'intento dell'offensore.

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La procedura per denunciare una diffamazione

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Quando si viene offesi sui social media, la prima reazione è spesso quella di voler fare causa all’autore dell’offesa. Tuttavia, il percorso legale può essere lungo e costoso, e non sempre porta ai risultati sperati.

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Il primo passo per avviare un'azione legale consiste nel raccogliere le prove dell’offesa, solitamente tramite screenshot del commento diffamatorio. Queste prove vengono poi presentate alle autorità, che avviano le indagini per identificare l'autore dell'offesa attraverso l'ID dell'account e l'indirizzo IP.

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Una volta individuato l’offensore, la persona offesa può presentare una querela. Qui sorge una scelta importante: rivolgersi a un avvocato o presentare la querela direttamente presso le forze dell'ordine. Nel primo caso, i costi possono essere elevati, con parcelle che partono da 1.500 euro, mentre la seconda opzione è gratuita ma può richiedere molto tempo, specialmente nelle caserme dei carabinieri dove le attese possono essere lunghe.

Quando il processo penale finalmente inizia, spesso trascorrono anni dall’offesa iniziale, rendendo tutto il percorso particolarmente logorante per la vittima. Inoltre, secondo la legge italiana, la competenza territoriale spetta al tribunale del luogo in cui risiede l'imputato, il che può comportare spese ulteriori per l'offeso, soprattutto se vive in una regione diversa da quella dell’offensore.

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Il risarcimento per diffamazione: quanto si può ottenere?

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Uno dei principali motivi per cui le persone decidono di agire legalmente in casi di diffamazione è il desiderio di ottenere un risarcimento economico. Tuttavia, i risarcimenti non sono sempre garantiti e dipendono dalla gravità dell'offesa. Le tabelle del Tribunale di Milano, utilizzate come parametro per la quantificazione del danno, prevedono somme variabili a seconda della gravità della diffamazione. Per diffamazioni lievi, l'importo può variare da 1.000 a 10.000 euro, mentre per diffamazioni di media gravità la somma può oscillare tra 21.000 e 30.000 euro. Nei casi di offese particolarmente gravi, il risarcimento può superare i 50.000 euro.

Stabilire la gravità dell’offesa non è semplice. Il giudice deve valutare non solo le parole utilizzate, ma anche il contesto in cui sono state pronunciate e l'impatto psicologico sull'offeso. Termini come “coglione” o “idiota”, sebbene offensivi, possono essere interpretati in modi diversi a seconda del contesto e delle intenzioni dell'offensore, rendendo il processo di valutazione del danno particolarmente delicato.

Gli avvocati e il Codice Deontologico

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Nel tentativo di risolvere le controversie in modo rapido, alcune persone ricorrono a mezzi alternativi, come le intimidazioni o le minacce velate di querela, sperando di ottenere un risarcimento senza dover affrontare un lungo processo legale. Tuttavia, questo tipo di comportamento è illegale e può configurare il reato di estorsione. Gli avvocati stessi sono vincolati da un codice deontologico che vieta loro di contattare direttamente l’offensore per richiedere pagamenti o risarcimenti in cambio della rinuncia alla querela.

Conviene davvero agire legalmente per diffamazione?

Nonostante il desiderio di giustizia, avviare una causa per diffamazione può spesso rivelarsi più frustrante che gratificante. I costi elevati, i tempi lunghi e l’incertezza del risultato rendono questa strada poco conveniente per la maggior parte delle persone. Inoltre, i tribunali italiani sono già sovraccarichi di cause importanti, e un processo per diffamazione rischia di finire nel dimenticatoio per anni.

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In molti casi, quindi, potrebbe essere più saggio lasciar correre. Offendersi sui social media, sebbene spiacevole, raramente porta a risarcimenti significativi, e la legge non sempre riesce a tutelare pienamente chi si sente offeso. Piuttosto che investire tempo e denaro in una causa legale, potrebbe essere più utile trovare altri modi per gestire l’offesa e cercare di non dare troppo peso alle parole di sconosciuti su internet.

Pertanto, prima di intraprendere un'azione legale, è importante valutare attentamente se ne vale davvero la pena.

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