
La Sanità italiana e l'inadeguatezza dei dati pubblici

Cosa succede se non possiamo usare i dati sanitari (pubblici)
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L'Italia vanta un sistema sanitario che, almeno sulla carta, rappresenta un punto di riferimento per molti paesi. Tuttavia, quando si analizzano i dati pubblici che dovrebbero alimentare le decisioni politiche e sanitarie, emergono criticità che potrebbero compromettere non solo l'efficacia delle politiche sanitarie, ma anche il benessere dei cittadini. Il recente editoriale di Lancet Regional Health-Europe mette in luce un problema urgente: il sistema sanitario italiano è frammentato, e il nostro Paese sta perdendo una grande opportunità nell'utilizzo dei dati sanitari per migliorare la qualità delle cure e fare ricerca scientifica.
Un Sistema Sanitario Scollegato e la Difficoltà di Utilizzo dei Dati
Nel cuore del sistema sanitario italiano si trovano i dati, eppure l'Italia non è riuscita a costruire un'infrastruttura centralizzata che consente la raccolta e la condivisione di informazioni sanitarie cruciali. Le cartelle cliniche elettroniche (EHR) ei registri dei medici di base, fondamentali per la gestione della salute, sono separati tra le diverse regioni, creando un disservizio che diventa evidente ogni volta che un paziente ha bisogno di consulti tra specialisti o di un semplice aggiornamento della propria situazione sanitaria.
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Questo disallineamento è aggravato dal sistema delle autonomie regionali, che rende più difficile una gestione unitaria delle risorse e dei dati. In ambito sanitario, la mancanza di coesione tra le regioni non solo genera disparità nell'accesso alle cure, ma ostacola anche la raccolta di dati efficaci per la ricerca. Come sottolineato da esperti del settore, la frammentazione dei sistemi e la mancanza di un'architettura centralizzata sono barriere significative per una gestione coerente della salute pubblica. La pandemia di COVID-19 ha solo reso più evidente la necessità di un sistema di raccolta dati integrato, capace di monitorare l'evoluzione della pandemia e le sue implicazioni sanitarie a livello nazionale.
Le Conseguenze per la Ricerca e l'Innovazione
La situazione non è meno problematica per la ricerca scientifica, che dipende fortemente dai dati sanitari. Senza un sistema integrato e concentrato, i ricercatori italiani si trovano ad affrontare un caos burocratico che rende difficile condurre studi solidi e utili. La mancanza di dati coerenti e facilmente accessibili rallenta l'innovazione e, nel caso di studi clinici, limita la possibilità di raccogliere campioni di grandi dimensioni, fondamentali per risultati scientifici attendibili.
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Come ha spiegato la biostatistica Valentina Panetta, la ricerca sui dati sanitari secondari (quelli raccolti per scopi diversi dalla ricerca) dovrebbe essere facilitata, non ostacolata. Eppure, le difficoltà legate alla gestione dei dati, la frammentazione delle informazioni e l'interpretazione incerta delle normative sulla privacy, come il GDPR, pongono ostacoli insormontabili. In Italia, ottenere l'autorizzazione per l'uso dei dati è già una battaglia, ma quando questo passaggio è superato, i problemi non finiscono: la raccolta dei dati avviene spesso manualmente e con modalità differenti da un centro all'altro, rischiando di compromettere l'affidabilità e la validità dei risultati.
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La scarsa informatizzazione e la mancanza di coordinamento tra i vari sistemi sanitari regionali non solo limitano l'efficacia delle politiche sanitarie, ma mettono anche a rischio la qualità della vita dei cittadini. È impensabile che in un Paese come l'Italia, dove la tecnologia è in grado di fare miracoli in molti settori, la sanità rimane legata a pratiche obsolete e disorganizzate.
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Per cambiare rotta, è necessario un investimento serio nell'infrastruttura sanitaria digitale, con la creazione di un sistema unificato per la gestione e la condivisione dei dati sanitari. La strada è tortuosa, ma non impossibile: l'introduzione di piattaforme digitali interconnesse, la centralizzazione delle cartelle cliniche elettroniche e un monitoraggio più stringente delle politiche di protezione dei dati sono passi imprescindibili.
In definitiva, non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Un sistema sanitario che non comunica al suo interno non solo è inefficace, ma rischia di compromettere la salute di tutti. L'Italia ha l'opportunità di innovare, ma deve abbandonare la logica della frammentazione e iniziare a investire in un sistema sanitario che funziona come un motore unico e potente. Non si tratta solo di tecnologia, ma di un cambiamento culturale che riguarda la gestione dei dati, la ricerca e, soprattutto, la cura dei cittadini.
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